Mondo

Il piano umanitario dell’Onu in caso di guerra

Per le Nazioni Unite sarebbero 10 milioni i civili in pericolo in caso di attacco all’Iraq. Due milioni i profughi probabili. “Non dite che non vi avevamo avvertiti”

di Redazione

In caso di guerra contro l’Iraq, sarebbero dieci milioni i civili – di cui oltre due milioni di profughi – a rischio di fame e malattie e bisognosi di assistenza immediata. E’ la previsione fatta dalle Nazioni Unite, secondo cui l’impatto di nuovi bombardamenti aerei e di un’invasione di terra in Iraq sarebbe ben peggiore della crisi umanitaria causata dalla prima Guerra del Golfo nel 1991, cui è seguito un decennio di sanzioni che hanno reso la popolazione totalmente dipendente dagli aiuti del governo. Secondo il documento riservato messo a punto dal Palazzo di Vetro, una nuova guerra contro il regime di Baghdad bloccherebbe la produzione petrolifera, ridurrebbe la sua capacità di produrre energia elettrica e renderebbe il governo incapace di continuare a distribuire gli aiuti alimentari alla popolazione. Probabile anche l’esplosione di malattie come dissenteria e colera, ”in proporzioni endemiche se non pandemiche”. Nei giorni scorsi, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Ruud Lubbers, aveva parlato di una ”catastrofe umanitaria” nel caso di guerra. Il piano in 13 pagine, messo a punto da una task force coordinata dai responsabili delle agenzie umanitarie, rappresenta la più allarmante previsione delle Nazioni Unite sulle conseguenze di un eventuale conflitto in Iraq: in particolare, si teme che possa essere impossibile consegnare aiuti ai civili nelle fasi iniziali della guerra, quando verranno distrutti porti, ponti e le principali vie di comunicazione del Paese. ”La maggior parte della popolazione e’ adesso totalmente dipendente dal governo iracheno per la maggioranza, se non per tutte, le loro necessita’ fondamentali – si legge nel documento – Diversamente dal 1991, non c’e’ modo di aiutare se non si può avere loro accesso: le sanzioni contro il regime sono servite ad accrescere la dipendenza dal governo”. Il documento è stato preparato nella più totale segretezza,nel timore che si pensasse che le Nazioni Unite sostenevano i piani dell’amministrazione Bush per rovesciare Saddam Hussein. Solo ora, l’Onu ha ammesso i suoi preparativi, preoccupata di poter essere accusata di ”non essere pronta” in caso sia necessario dare il via a un’operazione umanitaria: ”Se dovesse succedere qualcosa, nessuno potrà dire che non l’avevamo avvertito”. Da settimane, il Pam, l’Unicef e l’Acnur stanno predisponendo decine di migliaia di tende, coperte e ogni altra attrezzatura necessaria in Iran e negli altri Paesi vicini dell’Iraq nel caso di un’ondata di profughi, mentre nei giorni scorsi le Nazioni Unite hanno rivolto un appello agli Stati Uniti e agli altri Paesi donatori per raccogliere la cifra di 37 milioni di dollari necessaria a finanziare i primi aiuti. Intanto, il dipartimento dell’Onu per le operazioni di peacekeeping sta pensando a creare un ufficio politico a Baghdad, sul modello di quello in Afghanistan, che avrebbe il compito di distribuire gli aiuti umanitari e aiutare l’eventuale nuovo governo iracheno.


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